Ostia: ragazza quindicenne stuprata dai cugini del fidanzato. Lui è indagato per favoreggiamento.
- Stella Grillo
- 8 mar 2024
- Tempo di lettura: 3 min
È successo più di una volta e la ragazza, ormai segnata psicologicamente dall’accaduto, è riuscita a raccontare tutti i fatti.
Questa notizia vorremmo trattarla in modo diverso dalle altre. Non sarà scritta come un classico articolo ma più come una lettera. O meglio, una riflessione.
Spesso ci concentriamo sui nostri problemi, sulla frenesia della nostra vita, sulle preoccupazioni fugaci che ci segnano e così, presi da tutto ciò, perdiamo l’attenzione su quello che ci accade intorno. Perdiamo la connessione con le storie che ci circondano. Soprattutto quando si tratta di storie dolorose, di violenza. Quasi come anestetizzati, andiamo avanti nella nostra vita.
Ma tutti e tutte noi sappiamo bene che ci sono fasi, come quella dell'adolescenza, che hanno un impatto sulla nostra persona indelebile. In quel momento lì le emozioni arrivano come un’onda che soverchia tutto senza scampo. Non sappiamo ciò che sarà giusto per noi o meno. Non conosciamo il punto di arrivo, sappiamo solo che il percorso da definire sarà complesso e caratterizzato da scelte decisive. E anche da errori.
Allora pensiamo ad una ragazza di 15 anni dopo aver trovato un fidanzato e dopo aver iniziato a fantasticare con lui, chissà, prospettive. Di sicuro una cosa è certa: se pensiamo ai primi amori non possiamo non pensare alle aspettative che questi portano con sé.
Eppure, è proprio in questo contesto che - spesso - nascono le prime violenze, i primi abusi, i primi drammi. Drammi che diventano segni, cicatrici sulla pelle di chi li subisce.
Continuiamo a pensare a quella ragazza, con accanto quel ragazzo tanto atteso. Lo stesso ragazzo che la convince a salire in macchina dove la attende un incubo. Una situazione senza scampo.
All’interno della vettura ci sono altri 2 ragazzi, i cugini del fidanzato, rispettivamente di 23 e 24 anni.
Le propongono di fare sesso di gruppo. Lei rifiuta categoricamente pronunciando quel "NO" che rappresenta esplicitamente una mancanza di consenso. E sappiamo bene che senza consenso non si può pretendere alcun rapporto sessuale. Eppure, il "NO" non basta. Non ha peso per i due ragazzi che la costringono a praticare sesso orale bloccandola al centro dei sedili.
Non bastano le urla, le richieste di aiuto. Tutto è vano mentre il fidanzato non fa altro che assistere alla scena. Indifferente, complice di tutto.
Purtroppo, questa non è stata l’unica trappola tesa alla ragazza.
Perché è successo di nuovo, a casa del fidanzato, con gli stessi ragazzi presenti nella macchina. Gli abusanti, davanti alla vittima minorenne, non hanno battuto ciglio e di nuovo è tornato l’incubo. Quel giorno fu stuprata due volte, la prima sul divano e la seconda in camera da letto. E di nuovo, il fidanzato ha assistito senza difendere la ragazza.
Questi fatti, oltretutto, vanno circoscritti in un contesto specifico. Perché come spesso accade, la violenza fa breccia sulle fragilità, sulle difficoltà delle vittime. E, in questo caso, la vittima presentava già una patologia psichica. Quest’ultima, peggiorata dopo i fatti, l’ha portata a tentare il suicidio persino davanti ai propri genitori cercando di utilizzare la benzina per darsi fuoco.
L’immagine è agghiacciante, sì. Ma l’abuso fa questo, la sopraffazione maschile segna le proprie vittime successivamente abbandonate ad un percorso di recupero a volte insufficiente per riuscire ad affrontare la vita con tale peso.
La vicenda ha visto poi l’attivazione del “codice rosso”, che rafforza la tutela di tutti coloro che subiscono violenze, per atti persecutori e maltrattamenti, grazie alla denuncia della madre della vittima.
L’ex fidanzato ha ammesso di aver assistito agli stupri senza MAI intervenire ed ha aggiunto un altro reato. Quando si sono lasciati, lui ha diffuso su WhatsApp i video e le foto intime della ragazza. Aggiungendo alla prima violenza anche la diffusione, senza consenso, di materiale intimo. I cugini di lui sono stati condannati a più di 8 anni di reclusione e sono state applicate le seguenti pene: l’interdizione dai pubblici uffici e il divieto di avvicinamento a luoghi frequentati da minorenni.
Anche se i colpevoli sono stati condannati, la violenza resta.
QUANDO UNA DONNA DICE “NO”, È NO.
Teniamo a mente, in ogni circostanza, l’importanza del consenso. E ricordiamoci che i semi della violenza di genere crescono ovunque. Perciò, mentre proseguiamo nella nostra vita, distratti e distratte dalle impellenze quotidiane, apriamo gli occhi, apriamo le orecchie. Impariamo a guardare e ad ascoltare chi c’è intorno a noi.
Possiamo fare qualcosa. Dobbiamo fare qualcosa.
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