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Ostia: ragazza di 20 anni perseguitata da sconosciuti, la polizia non può fare nulla

  • Filiberto Marchese
  • 14 mag 2024
  • Tempo di lettura: 2 min

Fogliettini sulle auto con il suo numero: «Poi mi citofonano la sera appena rientrata a casa, sono perseguitata» La vittima si è rivolta alle forze dell’ordine, ha paura che la situazione peggiori.

Foto Persecuzione
Fonte Foto: roma.corriere.it

Tutto è iniziato con dei semplici fogliettini lasciati sul tergicristallo delle auto di alcuni cittadini con la scritta "scusi il disturbo, le ho per sbaglio graffiato la macchina, lascio il mio numero"; ma c'è qualcosa di strano: sulle macchine non traspare alcun danno. 

Il numero è di una ragazza di 20 anni di Ostia, ignara dell'accaduto, che si è ritrovata decine di telefonate di persone arrabbiate in cui alcuni le rimproveravano questi presunti danni e altri di essere una truffatrice.


«Qua la vittima sono io» questa la risposta della ragazza, ormai incastrata in un vortice inquietante già da un po' di tempo.

Tutto ciò non si è fermato ai bigliettini sulle auto, ma la sua macchina è stata sfregiata con delle chiavi e inoltre si sono presentati alcuni episodi sinistri: quando lei rientra a casa la sera, ignoti si attaccano al citofono per poi sparire. Due sono le ipotesi: la pedinano o la aspettano sotto casa?


Tutti questi fatti hanno allarmato il padre della 20enne che si è presentato al commissariato dei carabinieri per sporgere denuncia, ma la loro risposta è stata: «Sono cose che succedono, sarà un ex geloso, inutile che denunci», precisando che per sporgere denuncia deve venire la ragazza.


Le telefonate continuano ad arrivare e il padre ha persino perlustrato il quartiere per cercare di incrociare il persecutore della figlia.

La seconda segnalazione è andata alla polizia, che ha risposto che non si può sporgere denuncia perché mancano reato o minacce; «in sintesi mi hanno detto di scoprire da sola chi sia il mio stalker» riassume lei.


Il commissariato di Ostia però, allertato dai fatti, ha ricontattato la ragazza per farle ripercorrere gli eventi. «Mi sento assediata, quando torno a casa mi guardo alle spalle, ho paura perché so che queste cose sono solo l’anticamera di comportamenti peggiori, magari più violenti. Se sono qui a parlarne lo faccio per tutte le altre donne, per chi si sente sola: devono sapere che non è così, episodi simili ci riguardano tutte», conclude.


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