1957-2025: L’EUR è ancora il tavolo dove si decide il futuro
- Giulia Bellavista
- 11 lug
- Tempo di lettura: 2 min

Oggi alla Nuvola nel cuore dell’EUR si discute il futuro dell’Ucraina. È il momento perfetto per ricordare che questo quartiere non è fatto solo di business e architettura ma è stato teatro silenzioso di svolte geopolitiche. Già nel 1956 l’EUR ospitava uffici e conferenze che prepararono la nascita del progetto europeo.
Nel 1956–57 il Palazzo degli Uffici in Viale della Civiltà del Lavoro fu la sede temporanea dei servizi per l’organizzazione pratica del progetto europeo. Qui si tennero incontri preparatori, briefing diplomatici e riunioni tra funzionari italiani, belgi, francesi e tedeschi per definire dettagli logistici e comunicativi in vista della firma dei Trattati di Roma. Non era più solo una piattaforma espositiva incompiuta ma stava diventando la base operativa di una nuova cooperazione.
In quei mesi l’EUR con i suoi spazi razionalisti e viali ampi divenne un centro di coordinamento internazionale. Delegazioni si incontravano, si stampavano documenti, si organizzavano eventi paralleli mentre l’atto solenne della firma avveniva al Campidoglio il 25 marzo 1957. Il valore dell’EUR risiedeva nell’essere motore logistico e operativo di quel processo.
Il Palazzo degli Uffici, la designata sede operativa, ha sempre avuto una valenza storica importante. Infatti, dopo l’8 settembre 1943 l’edificio fu occupato da un comando delle truppe tedesche, poi trasformato in infermeria, e, dopo gennaio 1945, divenne sede di una direzione dell’esercito inglese. Forse non sapete che sotto il Palazzo degli Uffici c'è un rifugio antiaereo di 450 m² capace di ospitare circa 300 persone. Negli anni passati i locali venivano utilizzati per mostre e manifestazioni, poi chiusi per ragioni di sicurezza.
🔗 Oggi, come nel 1956-57, l’EUR rinnova il suo ruolo di piattaforma concreta di dialogo e azione europea. Qui si parla di ricostruzione e futuro. E non è solo una scelta logistica, forse è una scelta inconscia di memoria. Perché certi luoghi hanno il potere di farci sentire, anche senza parole, che la storia può cambiare direzione. Di nuovo.









Commenti